“Senza armi, senza odio, senza violenza”…è così che Tomaso Staiti di Cuddia inizia a raccontare come è nato il libro “Le fogne del Paradiso” davanti a una platea d’eccezione
Pubblico in piedi, l’altra sera, alla libreria milanese Verso di corso di Porta Ticinese, proprio accanto alle Colonne di San Lorenzo, centro della movida giovanile, per la presentazione di “Le fogne del Paradiso” (Oaks editrice, 223 pagine, 18 euro, la casa editrice lombarda dell’ editore P. Delle Vigne), di Albert Spaggiari, il racconto autobiografico di quella che, nel 1976, venne definita “la rapina del secolo. Compiuta “senza armi, senza odio, senza violenza”, come fu lasciato scritto sui muri del caveau della Société Générale di Nizza, fu opera della cosiddetta “banda dei marsigliesi” comandata appunto da Albert Spaggiari. Successivamente arrestato, Albert riuscirà a evadere rocambolescamente, per poi vivere libero fino alla fine dei suoi giorni, e nella sua esistenza da primula rossa ci sarà spazio per tre libri, fra cui Le fogne del paradiso, mille interviste e travestimenti, rocambolesche apparizioni: “Non sono uno scassinatore. Sono un avventuriero. Non è la stessa cosa. Fra questi due mestieri c’è la stessa differenza che passa tra fare la hostess e fare lo skipper”.
Il pienone della serata, oltre al libro in sé, era dovuto al parterre de Roi dei presentatori, introdotto dal direttore editoriale della Oaks Luca Gallesi e sapientemente moderato da Carlos d’Ercole, il vulcanico avvocato e esperto d’arte milanese alla cui tenacia si deve l’uscita in italiano del libro. A parlarne c’erano infatti il più “ribelle” degli intellettuali, Massimo Fini, di cui è appena uscita la monumentale antologia La modernità di un antimoderno (Marsilio, 1070 pagine, 24 euro), e il più “avventuriero” degli scrittori, Stenio Solinas, fresco del premio Acqui Storia per il suo Il corsaro nero. Henry de Monfreid l’ultimo avventuriero (Neri Pozza, 252 pagine, 17 euro): non per nulla Spaggiari era un lettore appassionato di de Monfreid…
Soprattutto però l’attenzione era rivolta al terzo presentatore, Tomaso Staiti di Cuddia, gentiluomo e uomo politico, esecutore testamentario di Albert, e suo amico, una testimonianza eccezionale la sua proprio perché vissuta in prima persona. “Diceva Nietzsche ‘diventa ciò che sei’ –ha raccontato Staiti- E Albert Spaggiari era fatalmente e fortunatamente destinato a diventare ciò che è realmente stato: un leale, affascinante provocatore e donchisciottesco soldato dell’avventura”.
La loro amicizia nasce in Brasile, un anno dopo il colpo, quando Albert, in fuga dalla Francia, e Staiti, in vacanza dall’Italia per vedere il carnevale di Rio, si conoscono e simpatizzano: entrambi del Sagittario, nati tutti e due nello stesso anno e allo stesso modo segnati dalla militanza politica a destra…Da allora l’amicizia continuerà fino alla m
orte, nel 1989: “Un amico meraviglioso, un audace e ironico avventuriero col gusto del beau geste e della provocazione intelligente. Il destino gli ha risparmiato la vecchiaia, questa pena di morte distribuita a rate
quotidiane” ha detto Stati chiudendo il suo applauditissimo intervento.
La serata è continuata con le considerazioni di Massimo Fini sul ruolo e la figura del ribelle, da Juenger appunto a Spaggiari e con la rivendicazione, fatta da Stenio Solinas delle qualità letterarie di Le fogne del Paradiso: “E’ adrenalina allo stato puro, mischiata con la joie de vivere e con un certo nichilismo: quello di chi a un certo punto decide di dare un calcio al tavolo da gioco della vita, dove ogni puntata era stato fino ad allora una sconfitta”… Infine tutti fino a tarda notte al Ristorante La Brisa a chiacchierare, ricordare politici, giornalisti, fotografi, scrittori…e i bei tempi che non torneranno più. Ma sta a Carlos, anima Vulcanica inventare qualche cosa di nuovo con uno sguardo al passato e l’altro al futuro.