UNA STRANA MOSTRA TRA VIP E SOLIDARIETA'. LO STAND DI CIAK INAUGURATO DALLA NUOVA PROPRIETARIA DELLA TESTATA. RUMOROSA LA MANIFESTAZIONE DEI 2000 DEPENDENTI COMUNALI CHE PROTESTANO PER I TAGLI.NAPOLITANO TENDE UNA MANO
In 2000 hanno sfilato davanti al Palazzo del Cinema, meno pieno di lustrini e di auto blu della Lancia. Questo anno auto di piccola cilindrata della Relault e della stessa casa automobilistica anche quelle nere di grande cilindrata che trasportano attori e attrici, registi e membri della giuria. In grande silenzio è andata la prima giornata con il film cruento ma di denuncia indonesiano “The llook of silence” di Joshua Oppeneimer, piaciuto più al pubblico che alla critica. Nella Sala Pasinetti oggi è andato un documentario intervista di Amir Naderi dove Arthur Penn racconta 4 ora con il regista che ha svelato i lati oscuri del cinema americano, contemporaneamente nella sala del Casino’, un altro documentario “Von Calligari a Hitler, una serie di spezzini di pellicole tedesche andate perdute durante la i bombardamenti che hanno raso al suola la Germania e di ciò ch è restato si è potuto vedere come è nata la Repubblica di Weimar e il Nazismo, come si è coltivata l’idea di una nazione forte dopo gli anni Venti che già presagivano alcuni meccanisismi che poi con la crisi del 1929 sono diventati veri e propri complessi psicologici di una nazione che non trovava più la società in grado di accogliere ricchi e poveri, una borghesia a lutto, scontenta delle borse e i balli e i canti della Marlene Dietrich, che se se andò con il suo regista in America per dimagrire e tornare nella sua Germania più bella e professionale di prima, pronta per incarnare il mito della donna fiera, forte e sicura di se. Gli spezzoni dei documentari alternati a interviste a professori e storici del cinem atedesco, per la maggior parte insegnanti nelle università americane, hanno chiuso un cerchio che ha colto nel segno del perchè la Germania a un certo punto si è sentita di dovere avere la forza che nasceva da tutta quell’incertezza sociale, lavorativa, psicologica, morale, la rottura di ogni continuità con la tradizione, la coerenza con la storia del proprio passato,insomma sono emerse le ragioni per le quali la Germania non si riprese mai dalla sconfitta della Prima guerra mondiale. Feste, balli, Cabaret non bastavano più per compensare un vuoto che Hitler sfruttò a suo piacimento. Fritz Lang più di ogni altro ha lasciato un segno tangibile nel registrare quel “pre-disastro” che sarebbe avvenuto poi e che convolse il mondo intero. Una sola donna, ma dimenticata diede un forte contributo alla lettura della crisi dell’individuo in quegli anni, ma presto se ne andò in America dove morì prematuramente di una strana malattia. Lang era austriaco e morì anche lui in America. anche Charlie Chaplin fece clamore con la sua arte e rimase in Germania una settimana, ma sembra che si sospettasse di lui in quanto con il suo cinema potesse appoggiare il Movimneto operaio..In effetti “Tempi moderni” fa uno spaccato dell’uomo -macchina e della serialità del lavoro a discapito delle masse e in nome della produzione. Gli intellettuali scapparono e anche chi era di “sinistra” cercò di farlo, altri furono sterminati proprio alla vigilia della nascita di quella anomala Repubblica…Il regista era presente in sala e senza dubbi gli applausi se li è meritati; ha fatto un vero lavoro di ricucitura di tutta la storia della cinematografia tedesca che se avesse continuato avrebbe dato del filo da torcere anche all’America. Un lungo documentario con belle immagini e soprattutto veritiero nei commenti.
Kim Ki duK (One on One è il suo film) si conferma un regista impegnato dentro e fuori dal cinema:ha sabito aderito all’iniziativa di Charity con i braccialetti rssi e bianchi di Cruciani venduti allo stand di CIAK quest’anno allestito con idee nuova dall’onorevole Daniela Santanchè, nuova proprietaria della testata diretta da Piera De Tassis. Ieri sera dopo la cena di Gala sulla spiaggia (candelabri a non finire e una bare non proprio calmo che schiumeggiava) la stessa Santanchè con il suo staff giornalistico, accanto a il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti ha voluto pianificare insieme ad amici l’arredo dello stand di Ciak che questa mattina ha “creato” con le sue mani, da “vera imprenditrice intelligente che vuole imparare più che imporre”, come ha commentato Anselma Dell’Olio (Selma Jean), moglie di Giuliano Ferrara e garnde esperta di cinema con la quale io e Stenio Solinas, dopo avere lasciato gli amici e colleghi sulla terrazza dell’Excelsior, ci siamo avviati verso l’uscita attraversando di lato la pesserella rossa del Palazzo del Lido con la propressa di rivederci per un caffè o una cena con un attimo di pace, sempre che questo Festival ce lo consente. Dimenticavo che Anselma Dell’Olio ha aggiunto parlando della Santanchè: “E’ una donna straordinaria, una vera imprenditrice. Ho provate a lavorare con lei in una piccola cosa ma sono certa che non crea mai dissapori, anzi è sempre in armonia con chi le sta vicino, ha voglia di capire e questa è una lezione di umiltà e di intelligenza”. Io e Anselma ci troviamo a tutti i Festival da Cannes a qui a Venezia e qualche volta in trasmissioni televisive invitate. Una volta simoa ndate in onda insieme, mi sono molto divertita. Vorrei che chiedesse a Giuliano Ferrara che cosa vuole dire R.I.R.A a mio proposito, io lo so e so anche che è relativo alla mia insistenza di fare pubblicare qualche mio libro. Ma lascio a lei scoprirlo e vedre se Giulianone si ricorda che compie gli anni il mio stesso giorno il 7 di gennaio, forse lì l amemoria potrebbe vacillare, un tempo ci si scambiava gli auguri….
“Venezia o Lido sta per Capanno e viceversa – afferma Daniela Santanchè- allora perchè non usare questi capanni, anche più di uno e fare lo Stand di Ciak proprio lì? Siamo aperti a ospitare tutti anche per interviste, per bere un drink, inoltre con Cruciani Charity ogni giorno ci sono braccialetti con il noto marchio che andranno a favore di ACMID-Donna Onlus. Ho voluto scegliere questa location perchè è la più vera, odio i gazebo di plastica, fanno tanto fieraccia e poi in mezo a questo bel mare e a questo albergo in stile moresco di cui non si sa ancora la sorte, sarebbe un vero peccato”, ha spiegato la “pinotessa”, un soprannome che la fa sorridere…Sono andata questa mattina come le avevo promesso e ho realizzato un piccolo reportage fotografico; prima di me c’erano già stati Verdone, la madrina del Festival, Luisa Ranieri, Alessandro Mastronardi, Ki, ki duk, tutto il cast del film americano di “Birdaman” di Inarritu e Paul Wesley, l’idolo delle ragazze…Il capanno di Ciak è finanziato oltre che da Cruciani anche da Pata e Blower….tanti cuscini sono disposti tra i lettini rivestiti di seta bianca con una salvietta bordeaux di traverso, sotto a questi letti un grande tappeto Kilim dai colori che riprendono l’arredo circostante ma soprattutto il rosso della testata CIAK. Sullo sfondo da un lato lo storico Hotel Excelsior e dall’altro il mare del Lido con la sua lunga spiaggia (quest’anno dopo tanta pioggia si è un po’ accorciata) e il molo al culmine del quale sfettano svolazzanti le bandiere della Mostra del Cinema, dell’Italia, dell’Europa e dell’Excelsior.
In scena nella sezione “Orizzonti” oggi ha trionfato Clèment Mètayer e “La vita Oscena” e ha detto dopo avere visto Isabella Ferrari nel film di Renato De Maria “Supercool! E’ stata bella la scena con la Ferrari, l’ho conosciuta, con me è stata molto materna” (il film è stato tratto dal libro di Aldo Nove edito da Einaudi). Applausi in Sala Grande anche per “Le rancon de la gloire” di Xavier Beauvois; ho applaudito anch’io. E’ un film strano dove un clown di un circo si da a un furto per necessità familiari e alla fine viene preso e processato, ma una volta tanto la vita finisce bene e viene assolto e si pente grazie all’aiuto della moglie e della figlioletta perchè di futo si trattava, ma era un furto strano, quello della bara di Charlie Chaplin. Viene perdonato persino dal suo erede e il clown stesso va a portargli i fiori sulla tomba una volta che la bara viene rimessa nel cimitero. Una sorta di farsa, tra il burlesco e la vita reale, una bella favola, non allegra, ma positiva.
Questa mattina ho incontrato l’amico e ex direttore del Gazzettino, nonchè ex collega de Il Giornale Luigi Bacialli, con la moglie Maddalena e la figlia Paolina, il fratello debve ancora rientrare. Abbiamo scattato una foto di gruppo perchè è stato bello vedere anche Paolina finalmente con i suoi genitori a Venezia, dove l’ho conosciuta da piccola quando giocava tanto con i miei. Li vedo anche a Milano, ma i figli crescono e fanno studi all’estero e poi faticano a volere rimanere a casa o in Italia. Bacialli dirige una televisione locale e conduce alcune trasmissioni. Mi è mancato il loro cane, ma so che lo troverò davanti a casa, in Campo Santo Stefano, abitiamo tutti li. Dopo quattro chiacchiere con loro mentre chiamavo la Santanchè in treno, ho visto la casa del fotografo Fulvio Roiter e la sua buca delle lettere. Ricordo che presentò con altri il mio libro “Giganti di carta”, edito da Vantina edizioni. U n libro ricco di foto da me scattate e con testi di Ostellino, del Noce e Solinas. Lo stesso Fabrizio Del Noce ha scritto tutta la sua parte del libro proprio sulla scrivania di casa mia a Venezia e nel libro l’ho immortalato chino e in penombra, assorto in quel compito gravoso di descrivere che cosa è il nostro mestiere e chi sono i nostri colleghi. La cosa più difficile del mondo. Oggi sarebbe quasi impossibile farcela. L’idea mi venne parlando con Paolo Mieli e così i giganti della carta stampata sono tutti o quasi in quel grande libro. Ora mi darò ai volti televisivi….penso che coinvolgerò Donna Anselma e Mieli come sempre. A dire il vero il titolo lo scelse Feltri tra due che gli sottoposi. Facemmo anche una mostra a Milano al Circolo della Stampa e una grande cena dopo la presentazione del libro alla quale non mancarono direttori, giornalisti e firme femminili italiane anche se corrispondenti all’estero. Ma tornaimo al Cinema che quest’anno il suo circondario è veramente povero, nonostante gli sponsor non manchino. Per Venezia si vedono solo i manifesti racchiusi in uan cornice di ferro rosso che fa da sedile dove è propagandata anche la Biennale di Architettura. Al Lido è un vero e proprio mortorio. Persino l’Albergo alle Quattro Fonfane, da sempre quartiere generale di vip, incontri per intervsiste, cene….sembra ospitare fantasmi. E’ cos’ bello ed è un po’ la culla di noi tutti, meno dispersivo dell’Excelsior. Bene. Tra conferenze, interviste, film e documentari visti, mi concedo un attimo di sosta e questa sera penso che andrò a vedere “Giulio Andreotti – Il cinema visto da vicino”. Mi incuriosisce. Colleghi, attenzione! I nostri traghetti che ci portano e riportano a Venezia pagati dalla Biennale possono crearci danni. I controllori dell’ACTV, forse lavoratori a tempo determinato e quindi incavolati, hanno multato una serie di giornalisti (me inclusa) perchè dicono che le due linee indicate dall’Ufficio Stampoa del Festival del Cinema non sono gratuite. Approfondita la cosa avverto tutti di èprendere solo la navetta, ossia il vaporino che va e torna anche a notte fonda da e per San Zaccaria vicino a San Marco e non alle Zattere, altrimenti pagate il vertiginoso biglietto (più di 7 Euro) e se siete in buona fede come me, non sperate che vi vendano un biglietto o che vi facciano scendere, solo il verbale e salato vi aspetta!