"UOMO E GALANTUOMO" DI DE FILIPPO AL TEATRO MANZONI DI MILANO E TANTI APPUNTAMENTI CON IL JAZZ, LA DANZA, L'APERITIVO IN CONCERTO E LA COMICITA' GIOVANILE
“Io tengo n’a boatta” è uno dei tormentoni più famosi del teatro di Eduardo. Fa parte della commedia “uomo e galantuomo” (al Teatro Manzoni fino al 27 di ottobre), scritta nel 1922 e inserita dal suo autore in quelle “Cantate dei giorni pari”, dove l’aspetto farsesco e da commedia dell’arte prevale rispetto a quello più problematico e sociale del secondo dopoguerra. La “boatta”, di cui Gianfelice Imparato dà in questa nuova rappresentazione della commedia un’interpretazione che non sfigura rispetto a quella classica del suo autore-attore, non è altro che una scatola di conserva di pomodoro che una compagnia di girovaghi scalcagnata e senza grandezza artistica, trasforma di volta in volta in fornello da cucina, baule da viaggio, contenitore di copioni ecc..
A fianco di Imparato nelle vesti di Don Gennaro, capo della compagnia di guitti, sfila un gruppo di attori napoletani apprezzati anche dal pubblico cinematografico: Giovanni Esposito, Valerio Santorio, Antonia Truppo, Alessandra Borgia, Lia Zinno, Gennaro Di Biase, Roberta Mistione, Gianvcarlo Cosentino e Fabrizio La Marca. Tutti sotto l’attenta regia di Alessandro D’Alatri, anch’egli firma più che conosciuta del mondo cinematografico.
Rivisitazione farsesca sulle contraddizioni tra l’essere e l’apparire e sui problemi di sopravvivenza fra diverse realtà sociali, <Uomo e galantuomo>, tocca attraverso battute fulminanti ed episodi esilaranti il tema del falso perbenismo, della miseria e del modo di arrangiarsi, un’arte di cui <un vero napoletano va fiero>.
Nato nel 1900 e morto nel 1984, Eduardo De Filippo, è stato uno degli attori e commediografi italiani più amati da ogni ceto sociale. Figlio d’arte (Edoardo Scarpetta), fratello di Peppino e di Titina con i quali dal 1920 fino al secondo dopoguerra mise in scena una compagnia, la celebre compagnia De Filippo, a partitre dagli anni Quaranta e fino alla fine De Filippo mise in scena un Pulcinella moderno, ingenuo e furbo, maltrattato e sbeffeggiato, ma ancora in grado di rivalersi delle proprie sconfitte con il riso, il sogno, la propria amara saggezza, capace anche di improvvise e violente affermazioni di dignità. La sua opera viene oggi riproposta dal figlio Luca, da attori di classica scuola napoletana come Carlo Giuffrè e ora appunto da Gianfelice Imparato.
Con <Uomo e galantuomo>, il Teatro Manzoni compie insomma un’opera di intelligente rivisitazione all’insegna della tradizione e si segnala come uno spazio di grande fermento artistico. Fra le proposte che vale la pena segnalare ci sono infatti i 14 appuntamenti domenicali del’”Manzoni derby cabaret”, rassegna dedicata alla comicità giovane, con la formula del “dinner & show”; l’omaggio a Ciaikowski, in scena martedì 5 novembre con la Compagnia del balletto Classico Liliana Cosi e Marinel Stefanescu; la 29° stagione de “Gli aperitivi in concerto”, undici appuntamenti che vedranno alternarsi la regina del soul Gray-Murray, il cantante e poeta Amiri Baraka, il free jazz di William Parker…