Venezia, impazza i totoleoni. Trionfo per la "Prima neve" di Segre
Scortato via mare approda al casinò del Lido il presidente Napolitano con una super scorta per assistere alla presentazione del film-documentario dedicato a “Federico Fellini” scritto da Ettore, Paola e Silvia Scola e diretto da Ettore Scola, prodotto da Rai Cinena e Città Studios in collaborazione con Lobovision di Telecom Italia, distribuito da Bim Studio e Luce Cinecittà.
Le belle musiche di Andrea Guerra hanno saputo accompagnare la pellicola-documentario sul grande regista romagnolo scomparso. Il giovane Fellini è interpretato da Tommaso Lazotti, la voce narrante di Vittorio Viviani, il regista, Sergio Piciottini, la “Battona”, Antonella Attili, il “Madonnaro”, Sergio rubini, l’attore, Vittorio Marsilia. E poi ancora il giovane Scola, Lazotti (nelle vesti anche del giovane Fellini), Ruggero Maccari, Emiliano De Martino, la silhouette del vecchio Fellini, Maurizio De Santis.
Delicato, profondo e poetico, da visioni spettacolari per amanti della montagna e della natura, “La prima neve” di Andrea Segre (Trentino Film Commition), ha commosso più generazioni della grande platea della Sala Darsena. Una produzione Jole FilmRai Cinema con un cast di ottimi attori: J.C.Folly, M. Marchel, A.Caprioli, P. Mitterutzner, G. Battiston e P.Pierobon. La Trentino Film Commition con Arsenale Medicei-Jump. Cult ha prodotto anche “Piccola Patria” di Alessandro Rossetto, un altro film azzeccato.
Spendide vedute boschive, dialetti, piccoli paesini, boschi, foglie, riscelli, rifugi e neve (almeno una volta, quando cambia il paesaggio e avviene una sorta di miracolo), il mutare delle stagioni, avrebbe fatto la fortuna degli Impressionisti anche qui e sono certa che Ermanno Olmi non si farà scappare la pellicola. Questa provincia di Trento conduce una vita rurale, anche se allo stesso tempo moderna, ma di gente se ne vede poca, ci vorrebbero delle infrastrutture per fare arrivare i turisti (questo è il sogno dei giovani), anche per vedere qualche ragazza… ma su quelle montagne fredde la gente che ha fatto la guerra e che aveva i tedeschi in casa ha un buon cuore e accoglie immigrati africani e in attesa di ricevere il permesso di soggiorno li fa anche lavorare e offre loro vitto e alloggio. Anche se questi rifugiati, nonostante si affezionino ai loro benefattori sognano tutti di andare a Parigi a raggiungere amici che già lavorano là. Connazionali scampati alle traversate gestite da scafisti disonesti, approfittatori e assassini: molti di loro riescono a trovare lavoro, altri vengono rimpatriati e altri ancora finiscono nella malavita.
Il film racconta la storia di un libico, Dany, che ha con se una creatura di pochi mesi nata in Italia dopo che la madre a 8 mesi di gravidanza si è sentita male in mare nel tentativo di raggiungere le nostre coste: sull’imbarcazione sotto il sole cocente e il freddo della notte non c’erano viveri e acqua necessari per tutti. Dany, una volta raggiunto il nord Italia, viene accolto da una famiglia di montanari, dove abita anche un’altra ragazza scampata alla fuga dall’Africa che si prende cura della bambina, ma che non ha nessuna relazione con lui. La famiglia è composta da una madre, un figlio di 12 anni, un nonno (il padre del padre di Michele, scomparso). Michele ha la sua banda di amici ed è un ragazzino ribelle al quale manca il padre e incolpa la madre di non averlo salvato in alta montagna quando un masso si è staccato e lo ha sepolto uccidendolo. Naturalmente le cose non sono andate così; i soccorsi non c’erano ed è venuto un amico da valle ma era troppo tardi. Chi poteva spostare il masso? Michele è perseguitato da un sogno che riguarda il padre e sfoga in bravate minacciando persino di buttarsi da un albero la madre perché intuisce che ha una relazione con un amico del paese. Michele cerca in Dany una figura paterna, ma Dany, pur essendo gentile a sua volta non riesce ad avere rapporti con la figlia perché guardandola gli mancano quelli della madre, la moglie morta, Layla, alla quale Dany parla e le chiede ogni consiglio. Dibattuto dal raggiungere i propri connazionali a Parigi o restare lì, una volta avuto il foglio di via, nel frattempo fa l’apicoltore e crea bellissime sculture in legno, la prima è la testa di Layla che appoggia sul lettino della piccola figlia. Sembra che quello fosse il suo mestiere nella sua città, infatti non gli spiace andare per boschi a tagliare la legna, guardare i tronchi degi alberi e si vede che ha una certa dimestichezza, come il vecchio nonno di Michele a creare oggetti domestici. Alla fine dopo una lunga discussione con il “nonno”, Dany chiede di accompagnarlo all’Alba in paese alla stazione perché ha deciso di partire.
Il “nonno” non riesce a convincerlo con tutta l’esperienza e la saggezza della sua lunga vita fatta di sconfitte ma anche di vittorie e lo accompagna all’alba. Nel frattempo si sveglia anche che gli chiede prima di partire se vuole che lui gli mostri una cosa. Dany ha poco tempo, ma lo segue tra la neve in un sentiro inerpicabile e fino allora proibito allo stesso Dany. Qui vede la tomba del padre con una pietra incisa e una parte del masso che lo ha colpito. Michele dice che quando lui sarà in Francia lui porterà lì la sua bimba e sembra volere aggiungere come diceva spesso suo nonno a tutti, “le cose che hanno lo stesso odore devono rimane insieme”, questo vale in natura, nei boschi, negli animali e negli uomini. Dany cede all’idea di fermarsi….
Impazza il toto Leoni. In testa alle preferenze di critica e pubblico ci sarebbe “Philomena” di Frears, ma fino dall’inizio, il presidente della Giuria Bernardo Bertolucci ha detto che le sue preferenze andranno a un film che “sorprenda” e “Philomena” è un film classico, non un film raro. Tra le “sorprese” ci sarebbe allora “Cani randagi” del taiwanesi Ming-Liang; “La moglie del poliziotto” di Groning e il canadese “Tom à la ferme” di Xavier Dolan. “Philomena” potrebbe avere la coppa Volpi per la migliore attrice (Judy Dance) mentre l’Italia potrebbe vedere assegnato il Leone Opera Prima al film di Emma Dante.
Quel che è certo è che come sempre ci sarà chi si dichiarerà scontento del verdetto. Durante i giorni del Festival veniva combattuta la battaglia contro le navi-crociera contro le navi che percorrono il Canale della Giudecca e nella Laguna e il fondi tagliati per il Mose. In questo modo Venezia affonderà certamente.