VIAGGIO IN ITALIA DI MICHEL DE MONTAIGNE. PREMETTO CHE NON GLI PIACEVANO I FRANCESI ALL’ESTERO…

Viaggiare non ci è concesso per questo virus che impazza, allora, leggiamo e sognamo viaggi che altri hanno fatto anche in epoche diverse, come Viaggio in Italia di Goethe o altri…Il 1580 è per Michel de Montaigne (filosofo e drammaturgo) un anno particolare. Ha appena pubblicato la prima edizione dei Saggi, ha varcato per la prima volta la frontiera dell’Italia, ha goduto fino ad allora di una “salute forte e gagliarda”, ma ora sa che non è più così e che, “avendo passato ormai da un pezzo i quarant’anni”, si è “incamminato sulla strada della vecchiaia”. In effetti, gliene mancano solo tre per compiere i cinquanta, un’età che per un lettore moderno quasi sempre coincide con una velleitaria corsa contro il tempo: c’è chi va in palestra, chi si spiana le rughe, chi si tinge i capelli…Montaigne odia l’esercizio fisico e per quanto la natura gli abbia donato un corpo gradevole, non è un uomo da società e non corre dietro le donne. Aveva capito tutto. Già a trent’anni si è ritirato in campagna e la compagnia che più gli piace è la sua. Invecchiare,insomma, fa parte della vita, ma ammalarsi gli fa orrore, anche se, confessa, è “un orrore” che provava soprattutto da sano, quando la fantasia si compiaceva ad ingrandire gli acciacchi…Adesso che non è più così, “la salute, per Dio!” gli capita di gridare al terzo attacco del male della pietra…

E’ proprio quest’ultimo, ovvero la calcolosi renale, ad averlo spinto fuori della Francia e in direzione dell’Italia, Paese dove abbondano i bagni e le piscine termali, l’ideale, dunque, per “passare le acque” e trovate un qualche rimedio ai dolori che lo affliggono. Così, proprio in quel 1580, si è messo in viaggio e ha contemporaneamente messo mano alle prime righe di quello che sarà il suo Viaggio in Italia (La Vita felice, a cura di Irene Riboni, introduzione di Armando Torno, 399 pagine, 19,50 euro).

Che tipo di viaggiatore è Montaigne? Proviamo a immaginarlo e a dedurlo dalle interessanti pagine di questo saggio. Indefesso è la prima parola che viene alla mente, di quelli che non si tirano indietro e non si spaventano né di fronte agli imprevisti né di fronte alle fatiche: “Io sto a cavallo sena smontare, sebbene soffra di coliche, e senza annoiarmi, otto o dieci ore…Nessuna stagione mi è nemica, se non il calore intenso d’un sole sferzante…Mi piacciono la pioggia e il fango, come alle anitre. Il cambiamento d’aria e di clima non mi dà alcun fastidio; qualsiasi cielo è per me lo stesso”. Curioso e voglioso di imparare, poi: “Non conosco scuola migliore per la formazione della vita che presentarle continuamente le diversità di tante altre vite, opinioni e usanze, e farle assaggiare una così continua varietà di forme della nostra natura”. Inoltre, amante del viaggiare in quanto tale, del suo intrinseco piacere: “Se a destra è brutto tempo prendo a sinistra; se non mi sento di montare a cavallo, mi fermo. Ho lasciato qualcosa da vedere dietro di me? Ci ritorno; non è mai fuori della mia strada. Non traccio alcuna linea precisa, né dritta né curva”.

Va detto infine che a Montaigne non piacciono i francesi all’estero, e proprio perché li conosce, se può li evita: preferisce le tavole “affollate di stranieri”. Ogni usanza ha la sua ragione, dice, e quindi lo interessa e insieme gli piace. Non viaggia, insomma, per criticare gli altri usando il proprio metro nazionale di giudizio. Bisognava avere soldi e buona saluti per viaggiare a quel tempo, molti di piu’ di quelli che ci vogliono adesso, ma il tempo era reale, non arrivavi in 6 ore o 8 dall’altro capo del mondo…riuscivi a conoscere montagne, strade, poesie città e la popolazione che cambiava con i loro riti e le loro usanza. Il lato umano non mancava. Il contatto non mancava. E’ cio’ che manca ora, il contatto umano. Il Viaggio in Italia, nota la sua curatrice, è stato un modello per quegli autori, da Goethe a Stendhal, che fra fine Settecento e metà Ottocento scelsero la stessa meta. E’ vero, anche se la sensibilità romantica trasformerà quello che, come genere, era un classico resoconto “scientifico”, in un qualcosa di più intimo e personale. Sotto questo profilo, Montaigne è un uomo del suo tempo, ma è anche uno che, non dimentichiamolo, ha intrapreso quel viaggio soprattutto per motivi di salute: “E’ una sciocca abitudine quella di star a raccontare quel che si piscia” sbotta ironico mentre è in Toscana. Ciò non toglie che alcune impressioni sono fulminanti, come quando nota che ci sono “contadini con il liuto in mano e fin alle pastorelle l’Ariosto in bocca. Questo si vede per tutta l’Italia”. Se Firenze, Ferrara, Verona, Venezia lo colpiscono (un caso? Sono le mie città preferite), Roma comunque lo commuove: “Conoscevo il Campidoglio e la sua posizione prima di conoscere il Louvre, e il Tevere prima della Senna”. Fa parte della sua educazione, e quel passato è il suo presente: “Questa stessa Roma che noi vediamo merita di essere amata, alleata da tanto tempo e per tanti titoli alla nostra corona: unica città comune e universale…La sua stessa rovina è gloriosa e superba…Perfino nella tomba essa conserva dei segni e un aspetto di sovranità”. Note le se frasi come: ”L’uomo è davvero insensato: non saprebbe fare un verme e fabbrica déi a dozzine” oppure “Una vittoria non è totale se non mette fine alla guerra”, ma anche: “Le donne hanno ragione a ribellarsi contro le leggi, perché noi le abbiamo fatte senza di loro”.  Dovremmo cambiare ottica, ci insegna anche sui nostri figli: “I giochi dei bambini non sono giochi, e bisogna considerarli come le loro azioni piu’ serie”…Verità sacrosanta! De Montaigne era nato a Bordeaaux il 28 febbraio del 1533 –Saint Michel de Montaigne e morta il 13 settembre del 1592. Filosofo, scrittore e politico francese. Amava gli aforismi e i pensieri di Pascale le massime di La Rochefoucauld. Il suo mestiere era la sua arte di vivere, soleva ripetere. “A chi mi domanda la ragione dei miei viaggi, rispondo che so  bene quello che sfuggo, ma non quello che cerco….”. Oltre ai Saggi (Essais), ma anche testi come “On solitude”, “Della verità”, “Apologia di Raymond Sebond”, composta sotto la protezione di Margherita di Valois, dama colta e potente, ambigua e stravagante, molto discussa nel Rinascimento francese, E poi ancora “Della vanità”, Costruisci te stesso”….

Questo suo diario quotidiani di Viaggio in Italia è stato scritto dal 5 settembre al 30 novembre del 1581 nel corso di un lungo tragitto che o porto’ a de Baumont sur Oise, per poi vadere il Bel Paese e ritornare verso Bordeaux. In “Costrisci te stesso”, dice: “ Ho deciso di fare quello che fa un pittore che vedo lavorare qui a casa. Sceglie il posto piu’ bello al centro di ogni parete e ci piazza un quadro fatto con tutto il suo talento…..”. Un modo per riempire il vuoto che gli sta intorno.

Quanto dura  il viaggio in Italia di Michel de Montaigne? Sono 17 mesi, e se si decide a rientrare è solo perché lo hanno nominato sindaco di Bordeaux e ne reclamano la presenza. Il male della pietra, purtroppo, non se n’è andato, ma in quel viaggio ha comunque capito che “bisogna imparare a sopportare quello che non si può evitare”…Il mio viaggio ora lo penso molto piu’ lungo dopo un anno di prigionia camuffata “emergenza Covid 19”, una carneficina mentale, sanitaria, morti a non finire di una classe politica che ha solo pensato al profitto e non smette di farlo ancora ora che a rimanere in ieedi sembra essere proprio la Cina , divenuta 5 anni prima del previsto la piu’ grande potenza al mondo. Covid free? Covid fatto in lavoratorio come dice il Premio Nobel per la Medicina Montagner, scopritore dell’HIV?

I morti non calano e nessuno capisce perchè, nemmeno gli scienziati, si paventa lo spettro di una variante anche italiana come quella inglese che ha moltiplicato la virulenza del “mostro” del 66 per cento fino a giungere  tra Sagna, Danimarca, Germania, Francia e Italia all’incirca al 70 per cento. Secondo Alberto Zangrillo, medico storico di Berlusconi e del San Raffaele, primario di anestesia e rianimazione, dice che “Il Look Down è stato efficace , anche se drammatico per l’economia. Il distanziamento intelligente è una buona misura. Ma se seguiremo le norme igieniche faremo a meno della mascherina, almeno all’aperto a fine mese”. Ci rincuora questo? Forse si, ma se il vaccino tanto sospirato e conteso contro il Covid non raggiunge l’immunità di gregge in Europa e nel mondo sarà stato cosa vana con i suoi rischi sul nostro sistema nervoso, sul nostro DNA. Zangrillo ripete che nonostante tutto…un paziente positivo non è malato, ossia un asintomatico..certo che puo’ infettare gli altri e nessuno sa quanto dura l’asintomatologia e se vale anche come dire..avere già degli anticorpi che ci difendono. In attesa del Vaccino Oxford/Pomezia sdoganato dall’ente del farmaco britannico, l’Ema, ente europeo tarda perchè il businnes dei faccino Americani e tedeschi dia i frutti,,in coda anche il vaccino francese…Ma una persona potrà scegliere il proprio vaccino anche se questo durerà un periodo di cui nessuno sa la valenza? Si faranno esami del sangue su esami fino ad andare avanti altri 4 o7 anni circa…con mascherine, caro Zangrillo che tanto ti stimo. Chi si vaccina puo’ infettare e infettarsi fino all’immunita’ di gregge che vedo molto lontano. Beato de Montaigne che di greggi ne vedeva tanti ma veri, quelli di pecore nella sua amata campagna. Qui le pecore siamo noi che andiamo dietro ai nostri politici ignorante e a una comunità scientifica che fa a gomitate per apparire e per dire l’opposto di tutto. Insopportabile Galli dell’Ospedale Sacco di Milano e Pregliasco..il nulla fatto a persona.

Non ci resta che piangere o ritirarci in campagna con un bel testo di de Maintagne. Che bella la sua statua vicino a Saint Germain, al Museo Medioevale, in quel giardino che domina la piazzetta ci osserva con un occhio puntato verso il Collegio di Francia, sempre ricordandoci ora piu’ che mai questa massima: “ Chi fonda il suo argomento su toni minacciosi e perentori, mostra di avere ben deboli ragioni”….Forse si riferisce a Conte, Macron, ai leader delle finte democrazie? Per le dittatura la spiegazione già l’aveva in tasca. Che altro suggerisrci?!


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