WAITING FOR THE BARBARIANS, UN FILM DI CIRO GUERRA, REGISTA COLOMBIANO. FILM MOLTO APPREZZATO. J.DEEP ORGOGLIOSO PER IL SUCCESSO COME ATTRICE DELLA FIGLIA LILY ROSE. BRAVO E BELLO ANCHE PATTINSON
Un Capitan Sparrow dal volto nuovo. Eppure è sempre lui il bravo e magico Deep. Un Johnny Depp in gran forma, dimagrito e sorridente è quello apparso alla conferenza stampa per Waiting for the Barbarians, di Ciro Guerra, in concorso. Contentissimo di essere a Venezia, ha confessato il suo amore per l’Italia, il suo cibo, i suoi vini e la sua gente. Ha rivelato anche il suo orgoglio paterno per la carriera di attrice della figlia Lily Rose: “Le sue scelte sono sempre artistiche, non è una che cerca il successo e questo mi piace. Quando era più piccola portavo lei e suo fratello con me qui alla Mostra quando partecipavo con un film. Vederla ora in un ruolo diverso, mi diverte e mi emoziona. I miei figli sono le mie divinità”. E su questo io ci credo. Anche se forse non li ha potuti seguire molto per lavoro e dopo la separazione con la moglie, con la maturità Deep ha saputo recuperare i rapporti…questo è l’apparenza, ma non credo che la vertà sia così lontana. Bravo e bello anche l’attore Pattinson, in una parte secondaria.
Ci troviamo in uno sperduto avamposto dell’impero, lì dove oltre confine c’è un mondo barbarico quanto sconosciuto, un magistrato a fine carriera esercita le sue funzioni di governatore in attesa di una pensione che lo spaventa più della solitudine di cui è circondato: la città non fa più per lui e in fondo la stessa vita civile. Un giorno però arriva in quella fortezza sul nulla il colonnello Joll: il governo teme che la linea di frontiera non sia più sicura, che i barbari si preparino ad attraversarla e, così facendo, a compromettere l’autorità imperiale. Non è mai successo prima, fa notare il magistrato all’ufficiale che lo ha convocato per saperne di più, e l’unico pericolo è un po’ di nomadismo con annesso furto di bestiame, troppo poco, insomma, per impensierire gli alti comandi. Ma il colonnello Joll replica che no, la minaccia non è da prendere sottogamba: ridurre i barbari a nomadi è indice di miopia amministrativa quanto politica. Quello che gli occorre è qualche informazione e per ottenerla ogni metodo è buono, compresa la tortura… Così, il magistrato, che fino al giorno prima era sullo stesso lato di confine del colonnello suo collega, si ritrova a poco a poco a varcare quella linea che lo inserisce è questa di fatto, fra i barbari nemici, e poco importa se lo sconfinamento è proprio in nome di quegli ideali che avevano fatto grande l’impero: giustizia, dignità, libertà, protezione. Caro Colonnello Joll. C ‘è da dire che anche qui i tempi cambiano e i nuovi barbari avanzano ovunque.