WOODY ALLEN E LA SUA FILOSOFIA DI VITA ALLA MOSTRA DI VENEZIA CON CHOUP DE CHAMGE ..VI RICORDATE CHE BELLO BLUE JASMINE? DIVERTENTE EINTELLIGENTE ATTORI QUASI SCONOSCIUTI
Ottantasette anni d’età, cinquantaquattro di attività artistica, cinquanta il totale dei film girati da regista. In queste cifre c’è molto di Woody Allen, ma non tutto: sono assenti, ad esempio, l’attenzione maniacale per i dettagli, la leggerezza del tono con cui ogni storia, anche la più drammatica, Blue Jasmine, per citare un titolo, è raccontata, la scelta (quasi) sempre felice degli attori, una filosofia della vita dove il pessimismo della ragione è di rigore, ma c’è sempre un ottimismo della volontà a evitare vittimismi, sensi di colpa, deliri apocalittici. Siamo su questa terra per caso, ci dice Allen, e per un arco di tempo limitato: cerchiamo di fare del nostro meglio, per quello che è nelle nostre possibilità, senza nascondercelo, ma rifiutando di restarne vittime.
Coup de chance, ovvero colpo di fortuna, si intitola del resto il suo ultimo film presentato ieri, fuori concorso, qui A Venezia, Non si sa perché il film non sia stato preso al Festival di Cannes, ultimi conati del Mee-To o semplice errore di valutazione…L’unico fatto certo è che in un’ora e mezzo, la sua cifra di tempo abituale, Allen costruisce una storia perfetta come un orologio svizzero d’alta precisione.
All’origine c’è una coppia di successo, Jean (Melvil Poupaud sullo schermo) e Fanny (Lou de La Aa^ge), ricchi, innamorati, aitante cinquantenne lui, affascinante trentenne lei. Jean è un uomo d’affari, per quanto un po’ chiacchierato: aveva un socio, morto poi in circostanze rimaste non chiarite: il suo corpo è stato ritrovato in mare, suicidio, omicidio, non si sa…, E’ comunque, Jean, uno che “fa fare i soldi” a chi lo prende come consulente: è un tipo solido, ma con un coté infantile, la passione per i trenini elettrici a compensare un’infanzia infelice. Fanny è un ex ragazza ribelle, un matrimonio fallito alle spalle, qualche velleità intellettuale: le piacciono i romanzi e soprattutto le poesie, lavora in una casa d’aste specializzata in oggetti d’arte, quadri, mobili…Vivono a Parigi, la Parigi della rive droite, hanno una casa in campagna, tantissime conoscenze, pochissime se non nessuna amicizia…
Un bel giorno Fanny incontra per strada e per caso Alain (Niels Schneider), un ex compagno di liceo: bohémien, squattrinato, scrittore, a suo tempo perdutamente innamorato di lei, ma un amore mai dichiarato…Adesso però per Fanny è il colpo di fulmine inaspettato e come tale irrazionale. I due diventano amanti e la ragazza scopre di avere in comune con Alain molte più cose, più sogni si potrebbe dire, di quante non ne avesse con il marito. Più o meno coscientemente ha sempre sentito di essere per quest’ultimo un “trofeo” da esibire in società…Del resto, Jean è un cacciatore accanito…
A questo punto, la storia accelera e vira al noir, un noir elegante, va da sé, come nello stile del suo autore. Jean subodora che la moglie gli nasconde qualcosa, ingaggia un investigatore privato, ha le prove che c’è un tradimento in corso, si rivolge a due malavitosi di origine rumena, da lui già utilizzati in passato: sì, perché il suo socio sono stati loro a farlo fuori, dietro suo ordine, anche se, rozzi come sono, hanno poi pasticciato con il cadavere, invece di farlo sparire per sempre.
Non vi sveleremo certo come andrà a finire, basterà dire che di coups de chance nel film ce n’è più di uno, a dispetto della teoria di Jean, il marito geloso quanto vendicativo, che alla fortuna, al caso, non crede: ”Il caso io lo costruisco” dice alla moglie: la sua è un’esistenza preordinata, dove, apparentemente non c’è nulla di imprevisto e tutto è organizzato. Non per niente la sua passione per i treni nasce dall’idea che ci sia un percorso tracciato e che dopo ogni tunnel riappaia la luce. Non pensa mai che possano deragliare…
Girato in una Parigi piena di luce, di colori e del verde dei suoi parchi, Coup de chance è naturalmente anche un film romantico e Allen registra l’irrompere improvviso di una passione e il suo prendere corpo, con la freschezza, la sensibilità e la complicità di chi nell’animo è rimasto il ragazzo di un tempo. Senza eccedere in moralismi o in pistolotti di denuncia, disegna altresì il ritratto di una alta borghesia francese per la quale ogni vacanza è un continuo cinque stelle di alberghi, ristoranti, vin, voli, crociere, una borghesia d’affari dove ci si sorride quando ci si incontra, ci si pugnala quando si è di spalle…